Mahasoa – Ihosy, con 3 grandi aule e servizi, intitolata ad Antonio e Mariella Lorusso, inaugurata il 12 novembre 2022, finanziata con il contributo della famiglia di Domenico Lorusso e dell’Associazione
Una delegazione dell’associazione Insieme per l’Africa è stata dall’8 al 18 novembre in Madagascar in occasione dell’inaugurazione di ben due scuole finanziate con il contributo di due benefattori per il tramite dell’associazione andriese, che ormai da circa 20 anni continua, nella sua missione, a seminare opere di bene in terra d’Africa. Hanno fatto parte della delegazione della Onlus andriese: il dottor Riccardo Matera, l’imprenditore Riccardo Galentino che ha finanziato una scuola a Bejofo (a nord est della capitale malgascia), il consulente Biagio Figliolia e Sabino Liso in qualità di giornalista e promotore delle attività dell’associazione andriese. Oltre 15 ore di viaggio per raggiungere quei luoghi che hanno chiesto ed ottenuto aiuto. Encomiabile l’opera delle suore Trinitarie lì, nel paradiso delle contraddizioni: ci sono ricchezze depredate, c’è la terra e con essa la speranza che possa essere feconda di frutti buoni per sfamare interi villaggi disseminati a chilometri di distanza l’uno dall’altro nella immensa savana. Lì, dove il tempo è scandito dalla luce del sole, alle 4 di mattina c’è già un brulicare di uomini e di donne che si attivano per mandare avanti la famiglia: i bambini percorrono a piedi nudi anche distanze talvolta abissali, 5 chilometri in media, per raggiungere la scuola, consapevoli che è l’unica arma a loro disposizione per crescere e migliorare il contesto in cui vivono.
C’è un rigore composto e c’è una dignità disarmante in quel popolo che non ha niente e che chiede pochissimo pur di migliorare la sua condizione. Il nostro progresso non è arrivato a rendere cupe e accelerate le loro giornate: è una nostra prerogativa e tale resta! Lì c’è il “pole pole”, un invito velato a rallentare: il superfluo di cui ci accerchiamo non fa altro che accrescere il nostro stato di malessere. E a coloro che ci invitano alla calma, fanno da contrappeso tutti quelli che con una estrema indolenza non fanno nulla per cambiare il corso degli eventi perché forse sanno già di essere destinati alla sconfitta. L’uomo bianco vince e quello nero perde. Sempre.
Ma torniamo al nostro diario di viaggio. Il 12 novembre è il giorno dell’inaugurazione della scuola costruita ad Tanandava (a sud della Terra Rossa): tre grandi aule, servizi, una piccola cucina ed un’area che presto sarà attrezzata a campo di basket. Attorno il deserto, nelle vicinanze un villaggio: si prodigano tutti per allestire l’edificio a festa. Alla spicciolata arrivano dai villaggi lontani e mi accorgo che la distanza è solo un nostro limite; giunge sul posto il vescovo, il delegato per l’istruzione e tutte le massime autorità. A parte i religiosi, i più ricchi giungono con un carro trainato da un trattore; l’organizzazione è impeccabile, frotte di alunni suddivisi per età si esibiscono in canti, una piccola ringrazia la famiglia Lorusso per aver costruito lì la scuola. Il nome di Antonio e Mariella campeggia sulle divise degli scolari.
C’è un’area di festa e la si percepisce ovunque. Grazie a papà Domenico (Mimmo per gli amici), Antonio e Mariella continuano a vivere negli occhi e nella voce squillante di mille e più bambini e bambine che, adesso, in quel luogo dimenticato da tutti, hanno una scuola. I due coniugi, ricordiamo, morirono a seguito di un tragico incidente avvenuto il 7 maggio del 2017, lungo la ex statale 98. Domenico, papà di Antonio, decise di investire i soldi ottenuti dall’assicurazione a seguito della morte del figlio in gesti caritatevoli: ha finanziato buona parte della costruzione di questa scuola, presidio di cultura e di legalità in una terra martoriata dalla povertà assoluta.
Una scuola per sfamare la voglia di riscatto di un popolo povero sì, ma dignitoso. Sulla targa dell’associazione campeggia una scritta: “Un bambino, un insegnante, un libro, una penna possono cambiare il mondo”. Gli auspici sono tutti per loro.